Parrocchia S. Francesco in Deruta
CENNI STORICI
Chiesa parrocchiale di S. Francesco Di fronte al palazzo municipale è la Chiesa parrocchiale di S. Francesco che nonostante i numerosi restauri e rifacimenti strutturali conserva tutt’ora la sua antica fisionomia gotica. Incerta è la data di fondazione, ma il ricordo del passaggio per Deruta del Beato Egidio, fedele compagno di San Francesco (il cui culto fu per altro sancito nello Statuto Comunale del 1465), induce a ritenerla contemporanea alle più antiche fabbriche francescane. La prima notizia di un locus francescano nel castello è contenuta nel Provinciale Vetustissimus dei Frati Minori, redatto all’ inizio del XIV sec., nel quale l’insediamento di Deruta figura sotto la Provincia Sancti Francisci e la Custodia Perusina. La chiesa fu consacrata nel 1388, dopo essere stata ricostruita a seguito di un violento terremoto che, nel 1303, fece crollare la volta a capriate. Non è del tutto confermato che la chiesa attuale sia stata edificata sul luogo in cui si trovavano il monastero e l’annessa chiesa di Santa Maria, ricordati nel Chronicon farfense del 1040, come ‘monasterium et cella Sanctae Mariae in Derutae’. Altra importante menzione documentaria la si trova nel 1438, quando su sollecitazione dei frati derutesi, il Comune di Perugia stanzia un contributo di 10 fiorini per la celebrazione a Deruta del Capitolo dell’Ordine, segno indiscusso dell’importante ruolo del convento derutese nell’ambito della provincia minoritica. Di passaggio a Deruta, proveniente da Orvieto e diretto a Perugia, nell’attiguo convento di San Francesco, ora sede del Museo Regionale della Ceramica, vi morì Papa Urbano IV il 2 ottobre del 1264. L’esterno in conci di arenaria, presenta lungo il fianco un portale leggermente strombato con colonnine lisce e una serie di bifore ogivali che proseguono lungo la curva absidale. La facciata anch’essa con portone ogivale, ha in alto un rosone circolare in pietra bianca e rosata con eleganti motivi decorati. In prossimità dell’abside si erge l’antico campanile, un tempo coronato da una cuspide demolita nel 1704, di forma architettonica singolare, non frequente in Umbria, per la presenza di cornici orizzontali che scandiscono in modo netto l’ascensionalità della canna forata da una serie di bifore sovrapposte. Un altro campanile a pianta poligonale fu costruito lungo il fianco sinistro della chiesa nel 1842 su disegno dell’ingegner Fiorenzo Cherubini. L’interno, ad unica navata coperta con spioventi a capriate, conserva numerose tracce dell’antica decorazione pittorica, riemersa dopo gli interventi di ristrutturazione guidati dall’architetto Dante Viviani di Arezzo e consistiti essenzialmente nella demolizione di numerosi altari in stucco del Sei e settecento. All’interno, sulla parete sinistra si trova una nicchia con un affresco raffigurante la Vergine tra i santi Francesco e Bernardino e sul registro inferiore San Girolamo e Sant’Antonio, attribuiti a Domenico Alfani. In basso a sinistra, entro una piccola nicchia rettangolare, è visibile un affresco votivo del XV sec. con un miracolo di S. Antonio. Attiguo alla nicchia si trova un altro frammento d’affresco, databile anch’esso al XV sec. raffigurante San Sebastiano. Segue la cappella della Madonna del Rosario, un tempo detta anche del Sacramento, che fu costruita nel 1846, in cui si trova un altare in maiolica eseguito da Angelo Micheletti nel 1890. Altri affreschi seguono lungo le pareti della navata: un San Pietro e un San Paolo del XV sec., un martirio di una Santa non meglio identificata e, un grande brano con due storie di Santa Caterina d’ Alessandria: a sinistra Santa Caterina presenta alla Vergine il committente dell’ affresco e a destra il martirio della Santa. Un’ iscrizione corre in basso indicando il nome del committente, Tommaso di Francesco di Orlando (nobile perugino di Porta Sant’Angelo che figura nel Libro Rosso del 1333), e la data di esecuzione 1339. Sotto l’affresco si trova una campana fusa nell’anno della canonizzazione di san Francesco per commemorarne l’evento. Più avanti, sotto ad un elegante pannello in maiolica, finemente decorato ai primi del novecento e raffigurante la Santa protettrice dei ceramisti, si trova un delicato frammento di affresco trecentesco con una testa di Santa monaca, databile al XIV sec. Nell’abside interamente decorata verso gli inizi del secolo scorso, è visibile in alto a sinistra, un frammentario affresco raffigurante la Resurrezione di Cristo di scuola umbra del XIV sec. Le vetrate circostanti sono opera di maestri locali del secolo scorso. Decorazioni frammentarie di epoca gotica sono pure visibili sulla fronte dell’arco trionfale, in cui si individuano le immagini dei quattro Evangelisti e lo scorcio di una città medioevale. La parete destra accoglie un grande affresco della fine del trecento raffigurante la Vergine in trono tra i Santi Pietro, Paolo, Ludovico di Tolosa, Caterina e Francesco. Ancora un affresco della prima metà del trecento, purtroppo assai danneggiato ma di ottima qualità, si trova poco più avanti. Adiacente a questo è una nicchia a sesto tondo con al centro Sant’ Antonio da Padova e negli strombi scene della sua vita, databile al XV sec. (questo piccolo ciclo è, per precocità e originalità, quasi un unicum nell’ambito dell’iconografia antoniana; fra l’altro alcuni dei nove miracoli rappresentati non hanno riscontro nelle ‘vite’ del santo di Padova. Il primo riquadro a destra in particolar modo oggetto di studio per Antonio Rigon). All'interno della chiesa si conserva una campana fusa per celebrare la canonizzazione di San Francesco nel 1228. Sotto alla campana, rinvenuta alla fine dell’ottocento, si trova una targa posta in occasione della riesposizione della stessa dopo settecento anni, che riporta la seguente iscrizione: QUESTA CAMPANA FUSA PER CELEBRARE LA CANONIZZAZIONE DI S.FRANCESCO DAI SUOI FRATI PORTATA DAL S.RO CONVENTO A DERUTA DOVE SCONOSCIUTA LUNGAMENTE RIMASE NEL VII CENTENARIO DELLA MORTE DEL SANTO ALLA DEVOTA AMMIRAZIONE VENNE RIDONATA. Stando alle fonti storiche, risulta essere la più antica campana della diocesi di Perugia. La chiesa un tempo ospitava numerose altre opere, in parte trasferite nella Pinacoteca Comunale e in parte disperse, tra le quali si segnalano l’Eterno tra i Santi Rocco e Romano di Pietro Perugino e la Madonna dei Consoli di Niccolò di Liberatore detto l’Alunno e un prezioso Missale Fratorum Minorum finemente miniato e databile alla fine del XII secolo. Attiguo al fianco sinistro della chiesa è il chiostro che conserva due soli lati e scarsissime tracce delle antiche strutture trecentesche (pilastri di sostegno e conci in arenaria). Frammenti ormai illeggibili di affreschi del XVI sec., ancora visibili alla fine dell’ottocento, si trovavano sopra la porta che immette nella sagrestia della chiesa. La chiesa francescana costituisce il principale luogo di culto di Deruta, con funzioni storicamente analoghe a quelle rivestite dalle cattedrali nelle città maggiori: è qui che i Derutesi si raccolgono per la celebrazione di tutte le principali ricorrenze religiose (dalla notte di Natale al venerdì Santo, così come chiaramente citato nello Statuto di Deruta (Lib. I Cap. 33; Lib. III Cap. I), come d’altro canto sono le campane di san Francesco a scandire la giornata lavorativa e le principali ricorrenze liturgiche. |
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Chiesa di Sant’Antonio Abate Piccolo scrigno di arte e fede, è la chiesa di Sant’Antonio Abate, ubicata in piazza dei consoli. La chiesa, ospita al suo interno importanti affreschi di Bartolomeo Caporali e Giovanni Battista Caporali. Nella nicchia che si apre nella parete sinistra, Bartolomeo Caporali affrescò, nel 1480, una Madonna della Misericordia tra i santi Francesco e Bernardino e, sulla volta, il Padre Eterno tra gli evangelisti. Sempre nella parete sinistra si trova una tela seicentesca, proveniente dalla Chiesa di San Francesco, raffigurante Cristo re tra la Madonna, San Francesco, quattro santi francescani e quattro sante francescane e le anime del Purgatorio. La parete di fondo è occupata da una grande mostra d'altare in stucco con un'iscrizione dicente ALTARE QVOTIDIANO PRIVILEGIATO SANT' ANTONIO ABATE entro cui Giovanni Battista Caporali dipinse le Scene della vita di sant'Antonio Abate e le figure di San Rocco e San Sebastiano. Al centro dell'altare si trova una statua in terracotta invetriata raffigurante Sant'Antonio Abate che secondo gli storici fu plasmata nella stessa bottega di ambito robbiano del Sant'Antonio da Padova della Pinacoteca Comunale di Bettona.Nella base si trova un'iscrizione quasi illeggibile dicente "Renovato al tempo de Julio Priore e Salvatore suo... A.D.1553 a di 20 decembre" Sulla parete destra un piccolo altare in stucco accoglie un dipinto della fine del '500 raffigurante Sant'Isidoro. Il piccolo organo settecentesco, sopra la porta d'ingresso, fu acquistato dal priore Pietro Mengoni per 100 scudi a Sant'Angelo di Celle. Sempre sopra alla porta di ingresso si trova una bellissima cantoria in legno dipinto. Sul muro di contro facciata un'urnetta cineraria etrusca, con iscrizione e motivi decorativi, ha funzione di acquasantiera. Da questa chiesa proviene, il gonfalone processionale di Niccolò di Liberatore detto l’Alunno, conservato nella Pinacoteca Comunale.
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Chiesa di Santa Maria delle Piagge |
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Fu costruita per volere dei magistrati Deruta nel 1601; nel 1606 fu aggregata alla Compagnia del Rosario o della Morte. In questa chiesa, il lunedì di Pasqua, si concludeva con una solenne cerimonia la processione alla Chiesa di Santa Maria di Roncione e ugualmente, il giorno successivo, quella della Madonna dei Bagni. All'interno l'unico altare accoglie un affresco raffigurante la Madonna col Bambino di artista locale di cultura tardo manieristica. Un tempo le pareti erano adornate da affreschi raffiguranti tendaggi, ora però giunti a noi in parte. Il pannelloinserito nella facciata, raffigurante la Madonna col Bambino, è opera autografa di Amerigo Lunghi. Da qui provengono anche 6 ex voto conservati nel Museo regionale della Ceramica ora sostituiti da fedeli copie. Gli ex voto sono molto simili a quelli del Santuario della Madonna del Bagno sia nello stile che nella sigla P.G.R cioè per grazia ricevuta.
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