Che cosa è il Battesimo?

Il battesimo è un sacramento. La parola “sacramento” deriva dal greco mysterion che indica l’iniziazione del credente al mistero della vita, della morte e della risurrezione di Cristo.

Il bambino non è soltanto figlio dei suoi genitori naturali: è anche figlio di Dio, ha una dignità nuova ed è libero dal peccato originale (peccato: rifiuto a riconoscere Dio, Gesù che è stato generato da lui e lo Spirito Santo, che è il rapporto di amore tra il Padre e il Figlio).

          

 

Perché lo si chiama “battesimo”?

 

-              dal rito centrale con il quale è compiuto: battezzare (in greco) significa «tuffare», «immergere»;

-              è anche chiamato il « lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo » (Tt 3,5), poiché significa e realizza quella nascita dall'acqua e dallo Spirito senza la quale nessuno « può entrare nel regno di Dio » (Gv 3,5).

 

 

Chi ha istituito il battesimo?

Gesù. Egli istituisce il battesimo, facendosi egli stesso battezzare da Giovanni Battista, nelle acque del fiume Giordano.

 

A questo proposito ci sono dei riferimenti, tratti dal Nuovo Testamento, che ci indicano questo passaggio:

 

Mt 3,13-17

Mc 1,9-11

Lc 3,21-22

 

Non solo Gesù si fa battezzare da Giovanni Battista nelle acque del fiume Giordano, ma, nel Vangelo secondo Matteo (28,19-20), Gesù dopo la Risurrezione invia i suoi apostolo a predicare il tutto il mondo, dicendo loro:

 

“andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. (28,19-20)

 

Negli Atti degli Apostoli sono riportate le prime conversioni al cristianesimo da parte di ebrei e pagani successive alla prima predicazione apostolica dopo la Pentecoste, e si riporta che tremila persone “accolsero di cuore la sua parola” e “furono battezzati”. (Atti 2,41), (3,19).

 

Il battesimo veniva infatti conferito solo a coloro che accettavano gli insegnamenti degli apostoli e accettavano consapevolmente di diventare discepoli.

 

Nel IV secolo era già diffusa la pratica di battezzare i catecumeni (cioè coloro che si preparavano al battesimo) nella veglia di Pasqua.

 

 

I primi cristiani, scendevano nudi nel fonte battesimale e, risaliti, indossavano vesti candide, realizzando quello che S. Paolo scrive nella lettera ai Galati:

 

“””Voi tutti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo”””.

 

 

Quali sono le norme della chiesa che prevedono questo sacramento?

 

Le norme sono contenute nel catechismo della Chiesa cattolica dal nr. 1213 e seguenti.

 

COMPITI DEI GENITORI

 

Trasmettere la fede.

 

Nel Nuovo Testamento quando si parla di trasmissione, si qualifica in primo luogo il comportamento.

 

E’ con il comportamento, con la testimonianza  che i genitori riusciranno a trasmettere la fede ai figli.

 

Sono i genitori  i primi catechisti dei figli.

 

Ci sono tanti verbi che vengono usati per indicare un'azione concreta, uno stato d'animo, una decisione di vita e un impegno che si assume con la trasmissione della fede: "comportarsi", "servire", "non sottrarsi mai", "predicare", "istruire", "condurre a termine", "rendere testimonianza", "dichiarare", "affidare", "pregare".

 

Non si consegna primariamente un contenuto; si consegna se stessi e tutto ciò che si è.

 

 

 

 

Dall’esortazione pastorale dell’Arcivescovo Mons. CHIARETTI Giuseppe, alle famiglie cristiane, dal titolo “TRASMETTERE LA FEDE AI FIGLI”, datata 04 febbraio 2007:

 

Trasmettere la fede ai figli è uguale a come si trasmette la vita: amando.

 

Trasmettere la fede è innanzi tutto trasmettere un modo di vivere.

 

I genitori cristiani testimoniano ai figli che, con l’aiuto di Dio e la grazia del sacramento, il matrimonio è scuola di santità vera, luogo in cui è possibile affrontare le difficoltà alla luce della fede, vivere nell’amore e ricominciare ogni giorno da capo.

La missione dei genitori  è quella di spiegare il significato degli avvenimenti letti con “”l’occhio di Dio””, far vedere la sua azione salvifica nella vita concreta di ogni giorno, a partire dalle esperienze vissute, personali e familiari.

 

Per questo si coinvolgono i figli, fin da piccoli, nella vita di fede dei genitori, perché questa modalità di vita possa diventare, gradualmente, un’esigenza che si esprime sia con la partecipazione all’eucaristia domenicale in Chiesa, insieme alla altre famiglie, sia con le diverse forme di preghiera personale e familiare:

 

-              la preghiera del mattino e della sera (lo avete mai fatto con i vostri figli, anche se essi non sono consapevoli di quello che si sta facendo?);

 

-              il ringraziamento ai pasti (lo avete mai fatto?);

 

-              la benedizione prima di uscire di casa e prima di andare a letto (lo avete mai fatto?);

 

-              il rosario (sarebbe bello che la famiglia si riunisca introno al tavolo per la recita del rosario);

 

-              altre forma di preghiera insieme.

 

Grande importanza ha la mensa della famiglia, dove essa mangia unita.

 

Attorno ad essa possiamo svolgere una liturgia domestica.

 

I genitori possono leggere i salmi delle Lodi, le scritture, dialogano (ove possibile) con i figli, attualizzando la Parola nella propria storia concreta e vissuta.

 

Il Vangelo di ogni Domenica, commentato dal padre e dalla madre a partire dalla propria esperienza, si rivela come la parola più adatta per illuminare gli avvenimenti di gioia o di dolore che in quella settimana la famiglia si è trovata a vivere.

 

 

 

In questo modo si ritrova l’unità:

 

-              tra i coniugi, perché la preghiera comune li aiuta a superare le difficoltà;

 

-              tra i figli, che sperimentano la forza unificante della Parola di Dio;

 

-              tra genitori e figli.

 

Guidando i figli nella recita delle preghiere, sia il padre che la madre riscoprono la loro missione di primi educatori e testimoni della fede, in una società che tende a sottrarre ai genitori i loro compiti educativi per affidarli ad altre strutture o per lasciarli in balia dell’influenza dei cattivi maestri di vita: televisione, internet, cellulari, mass-media.

Ciò vale in modo particolare per il padre. Oggi questo ruolo è minato più che mai. Nella liturgia domestica, di cui abbiamo fatto cenno poc’anzi, il papà assume il ruolo di “sacerdote”.

 

Si cresce nella fede, come si cresce nella vita.

 

I genitori parlino con i loro figli, li facciano parlare, li ascoltino con amore.

 

E’ importante pregare con i bambini, anche se piccoli. E’ importante insegnare a pregare ai bambini.

Nella preghiera il bambino impara ad amare il padre celeste.

Quando sarà grande, sarà facile per lui accogliere Dio nella sua vita, proprio perché avrà imparato ad amarlo da piccolo.

 

Torniamo ad educare i nostri figli.

 

Con l’esempio.

 

 

 

COMPITI DEI PADRINI E DELLE MADRINE

 

Il Battesimo non è una formalità da assolvere, ma un impegno che genitori, padrino e madrina si assumono verso Dio, verso la Chiesa, e, soprattutto verso il battezzando, affinché questi “conduca una vita cristiana conforme al battesimo e adempia fedelmente gli obblighi ad esso inerenti”, come afferma il canone 872 del nuovo Codice di Diritto Canonico.

 

Pertanto sia i genitori che i padrini e le madrine, non possono essere presenti al battesimo solo in modo formale e convenzionale.

 

I padrini e le madrine, insieme ai genitori, che sono i primi testimoni della fede, hanno l’obbligo morale di realizzare una crescita di fede nei battezzati.

 

 

 

Padrini/Madrine

Preparazione: il Canone di Diritto Canonico dice espressamente: “i genitori di un bambino da battezzare, come pure coloro che stanno per assumere l’incarico di padrino, siano bene istruiti sul significato di questo sacramento e circa gli obblighi ad esso inerenti; il parroco, personalmente o tramite altri, provveda che i genitori , mediante esortazioni pastorali e anche con la preghiera, siano debitamente istruiti”.

 

Ma non è sufficiente solo l’istruzione, è necessario che essi siano anche impegnati personalmente nella fede e vivano una vita cristiana.

 

Requisiti:  sono elencati nel canone 874:

 

-              che sia designato dallo stesso battezzato, se adulto o dai suoi genitori o da chi ne fa le veci, oppure, in mancanza di loro, dal parroco;

-              che abbia sedici anni compiuti;

-              che sia cattolico;

-              che abbia già ricevuto la confermazione (o cresima) e il sacramento dell’eucaristia; 

-              che conduca una vita conforme alla fede e al compito che sta per assumere; 

-              che non sia colpito da alcuna pena prevista dal diritto canonico; 

-              che non sia lo stesso padre e la stessa madre del battezzando. Se infatti venissero a mancare i genitori, o questi venissero meno al loro impegno, non vi sarebbe nessun altro ad assumere o a continuare l’opera di educatore della fede cristiana del battezzato.